venerdì 4 gennaio 2013

Il ritorno

Il ritorno.

 Intanto volevo scusarmi per la lunghissima attesa tra l'ultimo post e questo.
 Il ritardo clamoroso é dovuto al fatto che il ritorno non é mai facile e che una delle prime conseguenze di quando si torna dopo un lungo tempo, é la lunga sfilza di persone che hanno voglia di vederti e parlare con te, che occupa inevitabilmente tutto il tempo. Senza contare poi il carico di studio degno di una quinta superiore...!
 Comunque, visto che non ho piú scritto riprenderó da dove avevo lasciato e cioé il giorno della partenza.
 É stato in assoluto il momento piú forte ed emozionante di tutto l'anno.

 Dunque: Il 30 luglio sono partita dalla mia città, con destinazione Copenhagen per il campo finale con tutti gli altri studenti dal mondo che sono stati in Danimarca durante lo stesso periodo.
 Salutare la mia famiglia attraverso un finestrino di un treno che parte è stato uno dei momenti più emozionanti.
 L'idea di aver vissuto per un periodo così lungo con delle persone, averle conosciute giorno dopo giorno, poco alla volta, con fatica, per poi venir "strappata" via in modo perentorio e brusco da una situazione in cui finalmente, ti eri riambientata, è difficile.

 E' come se fosse stato insegnato ad un cane ad amare il pesce, con un sacco di fatica e allenamenti, e quando finalmente il cane capisce che non è poi male il pesce, quest'ultimo gli viene nascosto e negato.
 E' una sensazione pesante. Ti rendi conto, di colpo, di essere stato portato da un paese all'altro, così, un pò come un burattino o una marionetta. Ti è piaciuto il questo nuovo posto? bene, adesso torniamo.

 Ero alla stazione di Herning, quella mattina, assieme ad altre 4 studentesse, una cilena, una brasiliana, una venezuelana e una giapponese.
 C'erano le nostre famiglie e un amico, e in treno abbiamo incontrato altri amici.

 Comunque è stato un campo piuttosto triste.
Ci sono voluti 4 giorni perché ci rendessimo tutti conto di quello che ci stava succedendo.

 Il 3 giorno, come tutti gli altri, eravamo in piedi alle 7 del mattino, e come ogni giorno abbiamo fatto delle session a gruppi per discutere dell'anno appena trascorso.
 Non siamo andati a dormire quella notte e l'atmosfera, man mano si avvicinavano le ore del mattino, era sempre più pesante.

 Alle 3 del mattino i sudamericani hanno iniziato a partire.
 Il percorso era questo: si caricavano le valigie nel furgone, si scendeva al piano di sotto per la colazione, si tornava su a salutare gli altri (passaggio che comprendeva molti abbracci e lacrime) e poi si andava verso l'aeroporto.

 Sono partiti per primi i brasiliani, poi i messicani, e alle 5.45 noi italiani siamo scesi a fare colazione: era il nostro turno.
 Eravamo il gruppo più grande: 24 ragazzi, e questa è stata la nostra sfortuna.

 Con la scusa che eravamo troppi e che ci avremmo messo troppo a salutare i nostri amici (e quindi rischiare di perdere l'aereo), i volontari ci hanno fatto uscire dalla porta del retro, senza lasciarci salutare gli altri. Eravamo tutti stanchi per la nottata, lo stress della partenza, la paura del ritorno, e i pianti, e anche se abbiamo protestato, non c'è stato verso, e ci hanno portato via di forza.
 Io ero rossa, senza voce e piena di lacrime, da tanto avevo gridato contro la volontaria responsabile.

Appena mi sono calmata ho chiamato un'amica svizzera, e le ho raccontato quello che ci era appena successo.
 Dopo pochi minuti delle grida ci raggiungono: erano tutti gli altri studenti che erano scappati dalla scuola, e che per salutarci ci erano corsi dietro.
 Non ci credevamo, è stata una bomba: ci avevano raggiunti per salutarci.

 E' stata una scena degna di un film: loro, che ci rincorrevano, i volontari che le bloccavano per riportarli indietro, altri volontari che marcavano noi per farci andare avanti, e noi.
La scena si è risolta con grida di saluto e mani che si cercavano.

 In ogni caso, volenti o nolenti, siamo arrivati all'aeroporto.
 Fatto il check-in, i volontari ci hanno lasciato e siamo andati a prendere l'aereo.
 Per fortuna avevamo reagito tutti, e cercavamo di vedere i lati positivi del tornare il Italia, e alla fine non eravamo così restii all'idea di rivedere le nostre famiglie.
 In aereo poi tutti con le dita incrociate per essere vicino al finestrino e vedere la Danimarca sparire sotto di noi.

 Cambio a Zurigo: terrore.
 Il cambio era dovuto al fatto che i ragazzi italiani che abitavano nel Sud, atterravano a Roma, invece quelli che abitavano a Nord, a Milano, E quindi ci siamo divisi. Ovviamente ci siamo salutati nel posto più sbagliato: nel corridoietto largo un metro che conduceva verso due aerei in partenza differenti.
 Ma dovevamo farci riconoscere, insomma!

 Dopo i saluti e i baci di corsa, l'aero del Nord spaventa: praticamente era un autobus da 50 posti con le ali attaccate sopra che per quello che sapevamo, potevano essere incollate con la vinavil..
 Saliamo, e l' "aereo" decolla, magicamente. Ricordo che i sedili erano quelli degli autobus per le lunghe tratte, e che sono rimasta incollata al sedile col le mani sui braccioli per un bel pezzo, ma l'idea di vedere le Alpi (montagne!!!) ci ha riportati di nuovo tutti quanti verso i finestrini, come delle calamite.

 L'aereo scende e atterra nell'aeroporto di Milano. A luglio. Noi eravamo nell'ordine di idee che 25 gradi senza umidità era caldo. Come uscivamo dall'autobus-volante, l'umidità ci si incollava alle magliette. Tutti, ci siamo fatti quei 20 scalini per scendere sulla pista senza riuscire a respirare, eravamo morti.
 Aggiungendo poi l'effetto sardina nella navetta per andare al ritiro bagagli.
 E così, ormai svegli da più di 24 ore, eravamo ancora spinti a camminare solo dalla curiosità (la stessa che ci aveva portati lontano da casa) di rivedere i nostri genitori e risentire parlare italiano (senza renderci conto di quale trauma fosse in realtà). Ma eravamo ingenui! Speravamo noi che le valigie arrivassero! e invece no!

..E' stato comico.
 Come arriviamo il nastro inizia a girare.
 Primo giro.. secondo giro.. terzo giro..quarto giro..
 Continuano a non vedersi valigie... quinto giro.. sesto giro.. e poi.. colpo di scena!
 Una valigia blu petrolio scende.
 Nessuno viene a prenderla, e il nastro gira, gira, gira...
...altro colpo di scena: cade uno di quei sacchettoni orribili dell'Esselunga vinti con i punti, che, ovviamente, nessuno prende.
 Continua a girare e dopo 30 minuti che continuiamo a fissare il nastro trasportatore con inutile speranza, questo che fa? Si ferma.
 E sul display appare la magica scritta "Consegna bagagli terminata".

 Panico.

 Per fortuna c'era una guardia e chiediamo.

La risposta è stata: "non vi preoccupate, è solo un normale problema nella consegna. i vostri bagagli arriveranno a minuti."
 "NORMALE"????? Ma abbiamo capito bene?? Siamo nell' aeroporto principale di Milano (e non uno minuscolo di Campagna Lupia o posti spersi) e c'è un NORMALE problema?!

 Siamo rimasti allibiti.
 Il caldo e il ritardo erano i primi segni del nostro ritorno e iniziavamo a renderci conto di essere in Italia. Ma non era ancora finita.
 Dopo ben 45 minuti di attesa i bagagli iniziano a scendere, e l'adrenalina schizza su di nuovo.
 Saluti e baci prima di dirigerci verso l'uscita sono d'obbligo, dato che non ci saremmo nemmeno guardati una volta riviste le nostre famiglie.

 Col cuore in gola andiamo, e sono tutti là: corse per andare ad abbracciarli, e incredibilmente, sono tutti presenti.
 Nessuno manca all'appello.
 C'è anche un' amica dolcissima venuta a salutarmi.

 Pranzo. Pausa.
 E la vita continua.

mercoledì 23 maggio 2012

Quelli detti "Akward moments"

E poi arrivi improvvisamente ad un punto in cui tutto si trasforma comicamente in un classico "akward moment".

Per chi non lo sapesse "akward moment" é un´espressione inglese che vuol dire "brutto momento", nel senso di imbarazzante.
Per fare un esempio stupido, a uno che viene dal messico, e va in exchange da qualche parte, viene detto "ah, il messico, é in africa giusto??"
Ecco, questo é una cosa che lascia il ragazzo dal messico in un "akward moment" perché non si puó dire nulla a uno convinto che il messico sia in africa: chiunque rimarrebbe balbo di fronte a tanta ingnoranza, e non dice nulla perché si ha un pó paura di distruggere l´autostima dell´altro dicendo che il messico in realtá é in America.

E questi momenti imbarazzanti possono essere di qualsiasi tipo.
A me sono venuti a chiedere (mezzi terrorizzati) se la mia famiglia é mafiosa, e mezza Danimarca é convinta che salutiamo i mafiosi la mattina, e li riconosciamo camminando in giro.
Del tipo che se dicevo "si mio padre é un mafioso e se mi stai antipatico te lo mando a casa" mi schiattavano sul colpo!

Comunque tornando a quello che volevo scrivere (di cazzate ce ne sarebbero tante), si arriva in un momento dell´esperienza di exchange in cui arrivano bombardate di questi momenti assurdi!
Il primo e l´ultimo mese sono quelli in cui ci sono piú momenti cosí: i primi mesi perché é tutto nuovo e ti vengono fatte domande del tipo: "I tuoi sono mafiosi??" e affermazioni come: "il Messico é in Africa!"; ma alla fine le domande cambiano, e si trasformano in cose come...

"Hej! ma come, vai via?? non dovevi restare qui anche il prossimo anno???"
"Ma sei piú felice o piú triste di andartene??"
"Davverroo??? noooooooo!!!!"

...Tutte frasi che magari sembrano innocue, anche gentili, ma in realtá non lo sono.
Scusate, ma come si fa a chiedere a uno che cerca di mettersi in ordine le idee perché é costretto a tornare indietro, se é piú felice o piú triste di andarsene??

NON LO SA NEMMENO LUI!

Comunque a volte questi momenti portano un pó di risate:
mi é successa una cosa tipo 10 minuti fa:

Allora, io sto organizzando una festa, o meglio, una bella grigliatona con degli amici per salutarli prima di partire.

Il problema é che in Danimarca dalla quarta alla quinta superiore devono fare degli esami.
E purtroppo la data della festa l´ho dovuta piazzare in mezzo a questo periodo di esami, non perché l´ho fatto apposta per non far venire nessuno, anzi..
é che poi non ci sono piú io!!

Comunque, ho un´amica, diciamo... un pó particolare...
cambiando classe, le chiedo

"Allora, Giulia -cambio il nome- , vieni alla grigliatona??"
"oooh Elisa, ma sai non so"
"Come non sai?? non vieni a salutarmi?"
"no, é che é ancora periodo d´esami.."
"si, ma non é certo che ne hai uno la mattina dopo.. e anche se ce l´hai studi il pomeriggio o il giorno prima, e poi la sera vieni da me, ci rilassiamo con gli altri cosí sei anche piú rilassata.."
"Nono, io sono sempre impanicata prima di un´esame, non posso venire se ne ho uno il giorno dopo!!"
"Ma cavolo Giulia, non te ne frega niente di venirmi a salutare?? Guarda che é l´ultima possibilitá di vederci quella!!"
"Ma no figurati, usciremo un pomeriggio.. poi tu non lavori in cittá mentre noi abbiamo gli esami?"
"Si, ma non é la stessa cosa.. cioé io faccio una festa apposta e tu la salti.. ma dai!!! non puoi!"
"Sí che posso,-dice quasi urlando- anzi lo faccio, perché sono sempre impanicata, e ho bisogno di studiare sino all´ultimo secondo!"

Capite bene che non mi ha fatto piacere.. é una delle mie amiche in classe, e proprio lei mi dice che se c´é un´esame non viene perché deve studiare.
A parte il fatto che lo sai un mese prima quando hai un´esame qui, ma mi é sembrato veramente una scusa pessima, il dover studiare sino a un secondo prima.
Il peggio é che non era una scusa.
Cioé, lei é veramente cosí, ma pensavo ci tenesse quanto me a venire a salutarmi!

Comunque per fortuna arriva un´altra, con un mitra giocattolo e inizia a sparare alla Giulia per finta

"WAAAAA, MUORIIIII!!! AHAHAH!!"

La Giulia la guarda un´attimo stralunata, e sotto il rumore degli "spari" le fa:

"PEPPINA!-altro nome inventato- CHE STAI FACENDO?"

Peppina smette di sparare, e con la sua faccia angelica, le fa:

"Eh, ma tu DEVI venire alla festa della Eli, altrimenti ti sparo!"

E riparte: "TARARARARARRARAARRAARARA!!"

Non mi sono trattenuta un´abbraccio appena Giulia si é voltata! Dooolce Peppina!!
So almeno che Peppina verrá!!


La conclusione, il nocciolo, il punto della questione comunque é:
Gli "akward moments" ci sono e ci saranno, sempre e comunque, la domanda é se ci sará una o un Peppino di turno, a renderli un pó meno "akward" e un pó piú "moments"!!!

martedì 17 aprile 2012

Solitudine

Capita di sentirsi soli.
Magari in modi diversi, ma capita a tutti ogni tanto.

Forse perché ti senti come se dovessi fare sempre tutto tu, forse perché vorresti uscire con qualcuno ma nessuno puó, forse semplicemente perché non c´é nessuno in giro.
Capita.

Peso sia un pó nel DNA della gente sentirsi soli a volte, e quando ci si sente soli non ci sono troppe cose che si possono fare, solo due:

Si puó stare lí a compiangersi, a chiedersi perché non va, a preoccuparsi di ció che succederá, a buttarsi giú di morale, a avere un bisogno compulsivo di fare qualcosa, anche se questo qualcosa ti fa sentire ancora piú solo e per di piú stupido.

Oppure si fa un sospiro, si prende la giacca e si esce a caccia di amici.
Si balla, come se nessuno ci guardasse.
Si fa, non importa cosa pensano, magari prendono in giro e poi si ride insieme.
Si regisce, e si fa in modo che quel vuoto sia riempito.

Il poeta Gibran nel "Il Profeta" dice: "..quanto piú scava il dolore, tanta piú gioia potrete contenere!"

Probabilmente si intuisce solo un poco cosa farei io...!

E poi ci sono quei momenti, che non sono solo solitudine, sono di piú, perché non é sentirsi soli in una stanza, ma poi apri la porta e c´é il mondo.
Ci sono quei momenti piú o meno lunghi perché ti senti solo perché ti stai guardando dentro.

Sembra una cosa da bamboline vudú e stregoni, ma non é cosí.
É quando sei da solo, perché non c´é veramente nessuno, e allora non resti solo che tu.
E senza volerlo pensi, pensi a te, pensi a quello che fai, pensi a quello che ti sta intorno.

E parli con te stesso, non da solo.

Tutto questo pensare arriva da qualche parte, ma chi pensa alla fine decide:
Ballerai come se nessuno ti guardasse?
Amerai come se non avessi mai sofferto?
Lavorerai come se non costasse fatica?

Non c´é una risposta giusta, e nemmeno una sbagliata, c´é la risposta per te.
C´é la risposta per quello che vuoi veramente.

Basta capire cosa vuoi.
E, non ci sono santi che tengano, la conquisterai.

venerdì 13 aprile 2012

Capisci quanto difficile é una lingua solo quando la devi imparare.

Ieri ero a "pausa pranzo" con i miei compagni di classe e loro chiacchieravano, come al solito, e io cercavo di stargli dietro, come al solito.

Poi ad un certo punto una si avvicina e dice quale sará il tema della prossima festa scolastica: Nazionalitá.
In pratica ogni classe si mette d´accordo e si traveste da quella nazionalitá, e chi é piú originale vince un premio.
Io ovviamente tutta felice sfoggio un bel sorriso e dico: "Ragazzi.. Italia! ahah!"

Una mia compagna (gli altri non avevano ascoltato/sentito) mi guarda e con un sorrisino non poco sarcastico mi fa "mmh certo...!"

Una persona normale avrebbe dovuto essere almeno triste, capire che qualcosa non andava SERIAMENTE con i miei compagni di classe, sentirmi una cacchina, voler sprofondare sotto terra e non emergere piú...
ma non so perché ma il primo persiero che mi é venuto in mente é stato:
"va bé, capisci quanto é difficile una lingua solo quando ti tocca imparla."

E improvvisamente non me ne fregava nulla se avessero scelto italia o qualsiasi altra cosa.
Per questa frase.

Non ho idea di perché l´ho pensata.
Anzi un´idea ce l´ho, ma é confusa, e non sono certa se alla fine di questo post sará piú chiara.

Mi viene automatico parlare in prima persona, anche se puó sembrare molto egoistico, perdonatemi.
Se qualcuno l´avesse detta a me questa frase l´avrei capita: non sapevo il danese, e spesso dico che é semplice, perché ormai lo parlo, ma mi capita spesso di trovarmi in situazioni in cui la mia faccia farebbe invidia a quella di un pesce lesso, di usare google translate, di non capire.
Prima di partire ho conosciuto un ragazzo danese che é venuto in Italia, come exchange student, e mi rendo conto solo ora della fatica che ha fatto a imparare l´italiano, e io non me ne rendevo conto, perché tanto é la mia lingua.
Adesso sí, o almeno di piú, perché sto imparando la sua di lingua.
E quando chiacchieriamo in danese lui ovviamente é piú se stesso, nel senso che é come rilassato.
Mentre io magari mi sento molto piú insicura.

Quindi tornano alla mia compagna che non é riuscita a farmi sentire una cacchetta, credo che lei si senta cosí sicura, rilassata, e non gliene frega nulla di considerarmi il minimo indispensabile semplicemente perché lei la sua lingua non l´ha mai dovuta imparare.
Non ha mai dovuto fare uno sforzo vero per capire una chiacchierata (e non riuscirci).
È un pó come me prima che partissi: non mi rendevo conto della fatica del mio amico sinché non sono andata nel suo Pease e ho provato a imparare la sua lingua e la sua cultura.
Lei non si rende conto della fatica che faccio io, quindi la dá per scontata. E io non sono piú la nuova italiana dei primi giorni interessante e simpatica a tutti: sono una straniera che parla male la sua lingua.

"E questa vuole farci fare la sfilatina nei colori dell´italia solo per lei? E chi é questa, che le dobbiamo? Io di sicuro in giro vestita di rosso bianco e verde non ci vado di sicuro, solo perché ci sei tu in classe mia!"

...probabilmente l´avrei detto anche io.

Da un lato li capisco, non hanno torto, ma mi dispiace che abbiano una cosí bassa considerazione di me.
Non mi era mai capitato di essere "la straniera".
Grazie al cielo non tutta la mia classe é cosí. Ho 5 amiche, con gli altri riesco a parlarci se sono da soli,se li prendo individualmente, e allora chiacchieriamo, altrimenti in gruppo é impossibile.

9 mesi non bastano per parlare come loro.
E forse é per questo che non gli interessa nulla scegliere l´Italia.

Ci sarebbe differenza se invece, mentre io imparo il danese, loro imparassero l´italiano.
Allora sarebbe diverso: ci sarebbe uno scambio, io insegnerei l´italiano, e loro il danese a me, e allora si che sceglierebbero tutti l´Italia.

Ok adesso inizio a deprimermi e a sentirmi una cacchetta, per cui lascio stare.
Ma almeno mi sono chiarita le idee.
ho dato un senso a una frase che prima non ce l´aveva!

venerdì 6 aprile 2012

Pranzi di famiglia.

Pranzi di famiglia.
Ovvero: salvatemi.


Attenzione, a me piaciono i pranzi di famiglia nulla da dire, anzi!
Si mangia e si chiacchiera, e per chi mi conosce sa che sono due punti che secondo me si sposano perfettamente tra loro!


I parenti, le risate, "Ma come staiiii??", "Ma quanto sei cresciutooo!!!", "Eh, ma che bella signorinaa!", "QUALCUNO MI AIUTA COL DOLCEEE???", la nonna che strizza le guance a tutti, la mamma che va in escandescenza... e via dicendo.
L´atmosfera che c´é in Italia in una riunione familiare é questa, e io la adoro, non c´é nulla da dire!


E anche i pranzi danesi sono cosí: ci si mette a tavola a mezzogiorno, e alle 4 e mezza forse sei al dolce!
E durante, si parla: chi racconta una cosa assurda, chi una divertente, chi si abbuffa,......
Le famiglie sono le stesse in tutto il mondo!


Il bello poi, é che tu non sei mai fuori, ma parli, ridi, sei sempre in mezzo..!
Bello.
Bellissimo no?
L´atmosfera familiare, la tranquillitá... una meraviglia.
Ci si sfonda di roba, ma tranquillamente, cosí non ti accorgi che ingrassi, anche se una vocina te lo suggerisce sottovoce.....


"Ingrsserai 10 kili solo có stó pranzooo......"


Come comincia un pranzo di famiglia?
Non inizia un´ora prima dell´arrivo degli ospiti. Eh no  cari, troppo facile!
Inizia 3 giorni prima, quando la casa viene invasa da profumini fantastici, e piatti enormi di roba buonissima, che peró non puoi mangiare adesso.
E come risulatato la cucina é barricata per 3 giorni da qualsiasi tipo di portata: primo, carne, pesce, verdura, salse, contorni, dolci, dessert, pasticcini, cioccolato......
E magicamente quando la cucina "riapre" tutta quella roba é sparita, infilata nel frigorifero, che la contiene a fatica, infatti ogni volta che apri il frigo devi stare attento: lo apri di un cm per vedere se cade qualcosa, e poi, pianopiano, ti azzardi ad aprire l´anta.


Andati questi 3 giorni infernali che peró sono utili, perché fanno venire l´acquolina in bocca, arriva il momento fatidico: il oco,pochissimo tempo per prepararsi prima dell´arrivo degli invitati.
Le donne ne impiegano 2 di ore, gli uomini magicamente un quarto d´ora.
Dopo che ci si é messi tutti in tiro, a turno, si fa la posta al campanello, per vedere chi arriva per primo.


Una volta che sono arrivati tutti gli invitati, la donna di casa fa accomodare tutti a tavola, e iniziano le portate elefentiache.
Allora, al primo hai famissima, il cervello é sveglio e quindi partecipa alla conversazione in modo attivo, sei sveglio, ancora un pó eccitato e col trucco perfetto.
Alla seconda volta che passa il piatto del pirimo, tu sei ancora a posto, hai un pó meno fame, e di solito passi avanti il piatto per non rovinarti l´appetito, previste le seguenti 453462541 portate che tua madre ha preparato.
Al secondo (e se ti sei messo a tavola a mezzogiono, vuol dire che é circa l´una), sei ancora sveglio, le chiacchiere continuano, e tu partecipi saltuariamente, seguendo e non, mangiando, e guardandoti intorno.
Ovviamente il secondo passerá una seconda volta, e magari ne prendi un pó, giusto perché era proprio buono.


Adesso c´é una pausa tra le prime due portate e  il resto.
In quella pausa sei un momento di trance: mezzo addormenteto perché la pancia piena e il bicchiere di vino fanno quell´effetto, e un pó perché tutte le chiacchiere stancano, ma sei ancora vivo.


Quando arriva il dolce sono circa le 3 del pomeriggio, e solo la parola "doce" ti risveglia un attimo. finito quello, non hai la piú pallida idea di quale sia l´argomento che i tuoi parenti stanno discutendo con tanto ardore, ma sorridi.
Il trucco é andato quasi via, tu sei rilassata/o, la pancia piena, allegro, quando qualcuno ti rivolge la parola chiacchieri volentieri ed é tutto molto piacevole.


Alle 4 del pomeriggio, ti sei fatto una mega dose di chiacchiere, riconciliazioni parentali, cugini, zii, figuaracce (perché magari non ti ricordavi il nome del marito di tua zia di secondo grado), e sei comunque sorridente, ma inizi a desiderare che il "pranzo" finisca lí.


Alle 5 non ce la fai piú. Fai finta di andare in bagno per tirare un respiro, e hai quasi l´illusione che nulla di tutto ció sia mai accaduto.


Alle 5 e mezza finalmente qualcuno ha ascoltato la tua preghiera sileziosa (ma piú probabilmente quella dei figli) e se ne va.
Alle sei c´é sicuramente ancora qualcuno, e a quel punto non ci sei piú, ogni parola che dice ti entra da un orecchio e ti esce dall´altro, ma un neurone che ha volglia di straordinari ti fa pronunciare le risposte giuste, mentre tutti gli altri dicono "ti prego, mi ha fatto piacere vederti, ma vattene, ti prego!"


La fine del famossissimo e atteso "pranzetto" arriva solo alle 8 di sera, dopo aver lavato i 654646176811687546876876534 piatti, pentole bicchieri e posate.
E alle 9 sei cosí distrutto e con la pancia cosí piena che ti infili il pigiama o una delle famosissime "tenute casalinghe" che tutti conosciamo e ci si spaparanza con poca grazia sul divano.


Insomma, no é fantastico.
Assolutamente meraviglioso. E dico sul serio, non sono ironica! Mi piace, e mi mancano da morire le riunioni familiari infinite.
Ma siccome di famiglie ce ne sono in tutto il mondo, anche in Danimarca, di conseguenza ci sono i pranzi familiari anche qui.
E pensate che bello. Provate a ripensare a un "pranzo" di famiglia italiano, e le chiacchiere pensatele, che so...in danese!
Ci siete? Bravi! Adesso, vi ricordate la fase delle 5 e mezza, quando inizi a desiderare che la gente se ne vada?
Ecco, quella é piú o meno l´ora italiana, ma se la immaginate in danese, si anticipa automaticamente.


Che belli i pranzi di famiglia.
Soprattutto in danese.
Sí, bellissimi.

martedì 27 marzo 2012

Divisa

Da quando sono piccola avevo sempre desiderato fare un viaggio all´estero da sola. Per vedere se ce la facevo, per vedere se ero capace.

E ci sono dentro. Sono passati 5 mesi. Poi ne sono passati 6. Poi 7.
E oggi, sono ufficialmente 8 mesi.

Sono 8 mesi di fatica, per imparare una lingua assurda; ma anche di soddisfazione.
Dopotutto ce l´ho fatta: ho fatto un viaggio all´estero da sola no?

Sono soddisfatta di quello che ho raggiunto, e delle persone che ho conosciuto, delle esperienze che ho fatto.
Ma non é finita.

Adesso inizia il conto alla rovescia:
3, 2, 1,...0

E da oggi mancano 95 giorni a quando lasceró la mia cittá danese.
Novantacinque.

E sembra un´ingiustizia che dopo otto mesi, adesso che inizi a vivere davvero, ti resti cosí poco.
Dopo che hai fatto tutta quella fatica, non puoi nemmeno restare un mese in piú.
Perché hai firmato quel foglio, e hai promesso, e non puoi tirarti indietro.
E quel pezzetto di carta, lo stesso che ti ha messo in quella situazione, ti strappa via senza battere ciglio.

È come un castello di sabbia.
Il bimbo usa una paletta presa in prestito per costruirlo, e magari ci mette tutto il pomeriggio.
E poi arriva il bambino che ha prestato la paletta, e in un secondo distrugge il castello, con la stessa paletta con il quale era stato costruito.

Ok é una metafora assurda, ma ci sta lo stesso.
Il senso é quello!

Insomma, ci sono volte che veramente maledici l´aereo che DEVI prendere, non hai scelta.
Ma ce ne sono altre che non vedi l´ora.

Tornare a casa. Rivedere tutti i miei amici. Non avere bisogno della birra per divertirsi.
Capire davvero quello che dicono.
Rivedere le montagne.
Il mio letto italiano.
Il cibo italiano, quello vero.

Tante cose, che ti fanno tornare voglia di prendere l´aereo.
Ma poi guardi a quello che hai qui e ci ripensi. E poi ti dispiace che hai solo 95 giorni.
E poi maledici l´aereo, e poi succede qualcosa che ti fa venire di nuovo voglia di andartene.

E sí, e no, e si ,e no, e si ,e no.
Non é indecisione, é lotta.

Perché tutt´e due le chiami "casa", tutt´e due le chiami famiglie, tutt´e due sono familiari.

E improvvisamente ti ritrovi divisa a metá.

É quell´orribile momento in cui vorresti essere in due posti allo stesso momento.

martedì 20 marzo 2012

Forår......Dolce primavera!

che dire sulla primavera in Danimarca...
in realtá é appena iniziata!!

Ma dovevo scrivere qualcosa a proposito, per due motivi:

1.  Perché ieri é stato il primo giorno di vero sole (quello con il cielo azzurro) dall´inizio dell´inverno!!!
Cioé vi rendete conto, io sono rimasta avvolta nella nebbia per tipo 3-4 mesi!
ok, ogni tanto non c´era nebbia... pioveva!..... e se non pioveva......tranquilli che il sole in qualche modo non si vedeva!

2. Google lo dice: 20-03-2012.........primo giorno di primavera!
non mi potevo tirare indietro!


Quindi, é iniziata ufficialmente la primavera, e a me é venuto un raffreddore, com´é d´obbligo ad ogni cambio di stagione.
I fiori non ci sono ancora (ma ci spero vivamente), e il sole fa capolino ogni tanto, piano piano.
 Le previsioni dicono che fará molto piú caldo prossimamente e si sente: da dolci -10 gradi siamo passati a +10!

Che dire, mi sembra di essere uno di quei presentatori del meteo durante il telegiornale...
"Per martedí il tempo migliorerá, portando la temperatura a + 10 gradi su tutta la penisola!"

Bene, ora che ho fatto la previsione meteo (decidete voi se italiana o danese) non so piú che cosa dire

"IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIH" (immaginarsi un sorriso a 378 denti, preeggooo...!)

..e poi che la gente non mi venga a dire che non sono simpatica! muhahah!


comunque, con l´arrivo della primavera inizio pure a fare un pochettino di sport!
con un´amica brasiliana!
e andiamo a giocare a calcio!
BrasileVSItalia.... spændende! (emozionante!)

ed é anche un´ottima occasione per fare un pó di moto: con la scusa che era inverno, faceva freddo, era tutto nuovo etc, non ho mai iniziato uno sport!...e mi vergogno a dire quanto peso...!!

Riassumendo la primavera porta...:

1. SOOLLLEEEEEE!!! Dio Gratiassss!!
2. costrizione a fare sport...!
3...3....3..........non mi viene in mente niente, ma va bene lo stesso! ("IIIIIIIIH!"..indovinate cosa dovete immaginare!)